Negli anni ‘30 probabilmente nessun uomo sarebbe uscito di casa senza indossarlo. In Sicilia la famiglia Dell’Oglio, agli inizi del secolo, li vendeva perfino su misura. Si tratta del cappello, accessorio che oggi sembra fare un timido ritorno in scena nel panorama maschile, dopo un oblio durato alcune decadi. Connoisseurs a parte, non tutti oggi sono capaci di portarlo, quindi degli accorgimenti si rendono più che mai necessari, onde evitare lo sgradevole effetto “pentola in testa”. E allora, se il cappello dispone di falda, questa sul dietro e su un lato dovrebbe essere piegata verso l’alto, mentre sul davanti dovrebbe guardare verso il basso, all’altezza degli occhi. Inoltre, per quanto l’accessorio in questione possa farvi sentire cool, è bene sapere che indossarlo al chiuso è altamente inelegante e che la bombetta resta obbligatoria solo in caso di tight, altrimenti fa carnevale.
Dall’americano baseball cap alla meridionale coppola, dalla formale bombetta al più internazionale Panama, i modelli sono tanti, ma una cosa è certa: per il grande pubblico in Italia il termine “cappello” fa rima con Borsalino. La storica azienda piemontese, leader nel settore, non è comunque l’unica a produrre cappelli. Se l’inglese Lock, infatti, è stata ed è ancora un punto di riferimento nel settore, in Piemonte nomi di rilievo sono anche Barbisio, Panizza e Cappellificio biellese, mentre in Toscana è celebre Tesi, famoso produttore di Panama Montecristi.
Da quattro a sei mesi il tempo necessario per produrre un Montecristi, che è la miglior qualità di Panama in circolazione. Quest’accessorio iconico che, a dispetto del nome, è storicamente prodotto in Ecuador ed è stato reso celebre dagli uomini che lavorarono alla costruzione dello stretto di Panama, è il frutto di una complessa lavorazione di artigiani specializzati nel lavorare la paja toquilla, il materiale di cui è fatto. Le tecniche di lavorazione sono particolarmente usuranti, se si immagina che l’artigiano deve lavorare per ore con i piedi in una vasca ripiena d’acqua in cui viene immersa la paglia, che deve restare umida affinché possa essere lavorata dalle sapienti mani di questi lavoranti. Infine, un ultimo consiglio: un vero gentleman per togliere il cappello usa la cupola, non la tesa.
Fonte: Gqitalia